Europa in Sella by Guya Mina

Europa in Sella by Guya Mina

autore:Guya Mina [Mina, Guya]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Diari di Viaggio tra Natura e Ricerca a cura di Nicoletta Salvatori
editore: Simonelli Editore
pubblicato: 2013-10-17T00:00:00+00:00


VERSO IL SELLA IN SELLA

Italia

È il cuore geografico delle Dolomiti. Il Sella, massiccio e compatto, e senza le guglie, le torri e i pinnacoli che movimentano gli altri gruppi, è la meta del nostro itinerario che si inoltra tra valli, pietre e leggende zigzagando tra Alto Adige e Trentino. Non che il Sella sia il più spettacolare tra i "Monti pallidi": di suggestione anzi è difficile parlare in una domenica della bella stagione, quando appare come assediato da colonne di pullman, turisti motorizzati e vocianti, cavi, cabine e tralicci. I cosiddetti "3.000 più facili delle Dolomiti" (si conquistano con un'oretta di camminata dalla funivia) sono qui: il Piz Boè. Proprio il Sella è forse tra i gruppi più avvicinabili dal visitatore che non arrampica; e poi, si sa, le Dolomiti sono arcinote, frequentatissime, tutt'altro che selvagge... Allora, perché spingersi ancora una volta nei monti forse più belli ma anche più visitati d'Italia, verso lo Sciliar, il Catinaccio, il Latemar, il Sasso Lungo, e girare tutt'intorno al Sella come a volerlo abbracciare?

Non c'è una risposta, o ce ne sono tante. Già scegliendo come compagno e mezzo di trasporto un cavallo, il piccolo e forte avelignese, ti collochi prima e fuori dall'epoca delle funivie e del turismo massiccio. A stabilire i tempi non è più il tuo orologio, ma il passo naturale e la fatica del tuo cavallo: e così ricuperi la calma che ti permette di assaporare, piano, un paesaggio dall'emozionante alternarsi di dolci linee orizzontali e di verticalità senza compromessi. Di riscoprire la bellezza in profili già visti in mille cartoline, di vedere al tramonto, con occhi ripuliti, colori nuovi nella famosa “enrosadira”...

E poi, il tuo avelignese dal mantello sauro e la coda e criniera bionde, è proprio di queste montagne: prende il nome da Avelengo, nei dintorni di Merano. Ed è lui a facilitarti il contatto con la gente di montagna, che in queste valli dolomitiche si è aperta sì al turismo, ma resta fondamentalmente chiusa al turista, al "cittadino". Quando al maso ti avvicini invece in sella, é l'agricoltore a interessarsi a te, a prendersi il tempo per sospendere il suo lavoro, scambiare un saluto o una domanda; e la lingua, che in Alto Adige è una barriera non piccola, non è più un problema.

Il nostro è anche un itinerario tra parlate diverse e antiche: dal dialetto altoatesino dominante nei paesi alle pendici dello Sciliar, alle vallate che hanno derivato dalla colonizzazione romana la parlata (ma ognuna ha la propria) ladina: la val di Fassa, l'alta val Badia. Architetture montane diverse, dai curatissimi masi altoatesini alle “viles” badiote, si fanno notare lungo il cammino; e poi campanili a cipolla, chiesette tutte affrescate, manieri e rovine arcigne...

Certo, c'è anche il finto rustico e lo sviluppo incoerente di centri trentini votati al turismo, e la presenza deturpante e quasi costante nel verde dei cavi di risalita; ma per fortuna in ogni punto i Monti pallidi sono là, a portata di sguardo, e basta alzare la testa. A volerle ascoltare, quasi tutte le cime di questo itinerario nelle Dolomiti occidentali hanno la loro fiaba da narrare.



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